La caratterizzazione dell’edificio, per i vincoli posti dalla trama edilizia nella quale doveva inserirsi, poteva manifestarsi solo mediante un fronte stradale concepito secondo tracciati geometrici regolatori, architettonicamente in equilibrio tra misura e originale risoluzione di problemi tecnologici.
L’invenzione dei brise-soleil che si spostano orizzontalmente, comandati dall’interno, permettono a Gamberini lo svuotamento della parete con grandi finestrature, eliminando l’insolazione diretta e restituendo, attraverso gli aggetti, una “terza dimensione” all’edificio.
Le scansioni verticali degli infissi si contrappongono alla marcata orizzontalità delle parti piene, rivestite in litoceramica color biscotto. Il tetto sporgente, che richiama le coperture delle vecchie architetture fiorentine, è realizzato con un grigliato di vetrocemento che ne dissolve la pesantezza, creando lievi giochi d’ombra sulla bilanciata tessitura strutturale di raffinati dettagli costruttivi, che costituisce la facciata.
Adalberto Libera, descrivendo questo edificio (
premio In/Arch 1963), tratteggia in maniera significativa anche il suo ideatore: “
Nel concepire Gamberini è uomo educato; nel realizzare un professionista serio, che crede in quello che fa, che ha un impegno morale: un uomo che sa e che può insegnare”.
descrizione tratta da Italo Gamberini. L'architettura dal Razionalismo all'Internazionalismo, Edifir Edizioni Firenze, Firenze 1995, p. 72